di Claudio Fatti
Ieri la Cassazione ha confermato l’assoluzione in appello per Berlusconi nel c.d. “processo Ruby”. Oggi la Repubblica titola: “La Cassazione salva Berlusconi“.
Capito? “Salva”. Perché evidentemente l’esito scontato del processo doveva essere una condanna. Perché in questo Paese se una procura ti accusa di qualche cosa ha necessariamente ragione. Se mai sono gli altri a dover dimostrare che ha torto. E solo l’intervento discrezionale di un giudice magnanimo e clemente può “salvarti” da una condanna altrimenti inevitabile.
Da che mondo è mondo però — al di là del fatto che la Cassazione non può entrare nel merito delle questioni, perché può sindacare solamente la legittimità corretta applicazione della legge rispetto della procedura delle sentenze — nei Paesi civili funziona diversamente. Infatti le imputazioni non si presumono vere e chi giudica non può nemmeno decidere discrezionalmente se lo sono. È la pubblica accusa a dover provare, al di là di ogni ragionevole dubbio e nel rispetto delle garanzie, la responsabilità penale dell’imputato. Se non ci riesce, non è che i giudici ti “salvano” con l’assoluzione: è che proprio non esistono le condizioni essenziali per essere condannato. Il processo serve a proteggere l’imputato dal potere punitivo, non a condannarlo purchessia.
Ma capisco anche che il funzionamento del processo penale, con i suoi meccanismi e le sue procedure a tutela dell’imputato, sfugga completamente a una certa cultura, abituata a processi popolari (meglio se in piazza) e a giudizi sommari montati solo su motivazioni di simpatia politica.
Per queste persone la condanna di Berlusconi era un atto dovuto. Al diavolo le regole, al diavolo le garanzie, la presunzione di innocenza, il principio accusatorio, lo stato di diritto e le altre stronzate. Berlusconi è il male e quindi è colpevole a prescindere. I giudici servono solo a metterlo in galera. Ma poi, signora mia, con tutte quelle che ha fatto, anche una condanna ingiusta non sarebbe stata poi così tanto grave.
Poi ci sono gli altri imbecilli. Quelli per cui l’assoluzione nel processo Ruby riabilita Berlusconi come uomo politico. Anni di malgoverno e di prese per il culo, di debito pubblico e di leggine su misura, di istituzioni piegate all’interesse personale (e riempite di cialtroni, lacché, criminali, baciapile e saltimbanchi) e di incompetenza al potere, di riforme epocali promesse e mai realizzate… Tutto nel dimenticatoio, perché — vuoi mettere? — nel processo Ruby è stato assolto. E fa niente se — al di là dei profiloli penali — resta pur sempre il fatto che un presidente del consiglio, il capo dell’esecutivo, abbia chiamato nottetempo una questura per far rilasciare una prostituta. Tutto regolare, nel Paese di Pulcinella.
Poi forse da qualche parte ci sono anche le persone capaci di giudizi complessi, che hanno capito che la realtà non è o bianca o nera e che non è possibile — né tantomeno sensato — ridurre ogni questione a una scelta fra squadre di calcio.